“…DEI CARLINI DI CRISTIANA E AMBROGIO”, BUSINESS CON AMORE

Il Tim Roth romagnolo. Carnagione chiara, barba e il volto di un uomo che vive la sua vita all’impronta dell’amore. Perché è stato l’amore per una donna, Cristiana, e per gli animali a dare la spinta al suo animo d’imprenditore. Lui è Ambrogio Bosaglia, un allevatore di carlini da oltre un decennio. È titolare e responsabile dell’azienda “…dei Carlini di Cristiana e Ambrogio”. Un nome che egli stesso definisce «troppo lungo che non ci sta da nessuna parte» ma che ha scelto perché voleva «che si capisse da dove è partita la storia». Un business d’amore, dunque.

Allevatore o imprenditore: in quale dei due ruoli si riconosce di più?

Di sicuro allevatore. Credo e cerco sempre di fare le cose con passione. Certo che anche essere imprenditore è importante per svolgere bene il proprio business.

Come riesce a dividere la passione per gli animali dalla fiscalità dell’imprenditoria?

In verità cerco di coniugare le due cose, senza mai dimenticare che prima viene il benessere dell’animale, poi si cerca di far tornare i conti. Anche se c’è una situazione legale non semplicissima e il settore non è ben identificato.

Quali sono le difficoltà da affrontare ogni giorno?

Sicuramente avere un numero soddisfacente di cani. Ma per lavorare bene non si possono fare dei numeri enormi e l’utente spesso pensa di venire a prendere il cane come un paio di scarpe che è stato fatto in serie. Vai e c’è il cane pronto. Non è così! Ci sono dei tempi matematici e naturali di vita che automaticamente non permettono di avere questi grandi numeri perché poi non puoi gestirli in maniera adeguata. L’utente dovrebbe imparare l’educazione cinofila e che il cane va aspettato per i suoi tempi.

Quindi preferisce ottenere la qualità alla quantità. E come? (E qui interviene Cristiana)

Facciamo partorire le femmine una volta sola l’anno e non due, cioè ogni volta che hanno il calore, scegliendo gli accoppiamenti per cercare sempre di ottenere dei cuccioli che abbiano più caratteristiche possibili legate agli standard. (E Ambrogio continua) Per l’accoppiamento cerchiamo di farli conoscere, di non forzarli, magari di farli innamorare.

«Capita anche ai cani di innamorarsi?» «Io penso di si».

Perché capita anche ai cani di innamorarsi?

Io penso di sì.

Ambrogio, a che età ha iniziato ad appassionarsi agli animali e com’è nata la Sua passione per la razza del carlino?

Ho iniziato molto piccolo, anche se il primo cane l’ho avuto da grande perché i miei non gradivano animali in casa. Per primi ho avuto due pastori tedeschi. Poi sono arrivati Dorothy e Hulk, entrambi carlini. All’inizio l’amore principale però era per il bulldog. Vidi per la prima volta il carlino a una gara internazionale e mi affascinò il modo di fare. Non casinista e non enormemente grosso, ma aveva l’aspetto, la testa e il modo di agire del cane grosso. Molto umano e sicuro di sé, non esagerato, un animale che si sa gestire bene, soprattutto in casa.

È vero che il carlino è una razza che è stata creata e quindi non naturale?

La storia racconta che è stata creata dai monaci buddisti e poi siano subentrati gli inglesi con altre razze. A livello caratteriale è come un bonsai: va curato in una certa maniera e ha le sue caratteristiche. Difficilmente gli imponi le cose come ad altri cani, con una certa autorevolezza. Il carlino ha bisogno di capire, di apprendere, di sentirsi appagato.

Ai nostri lettori diffidenti nel prendere un cane in casa cosa consiglierebbe? Perché scegliere un carlino?

Innanzitutto per la diversità del carattere. Ovvio che fisiologicamente è sempre un cane, sporca e ha le sue esigenze e – anche se già educato da noi – bisogna rieducarlo nel suo habitat perché il cane è abitudinario. Ma i carlini apprendono in fretta.

Il Suo allevamento com’è organizzato?

Il cane è libero, come se fosse in famiglia. Ovviamente con dimensioni diverse visto che ne abbiamo circa diciotto. Abbiamo strutture in muratura, dove i cani mangiano e dormono, e tremila metri quadri di terreno recintato dove i cani sono liberi di giocare. La sera poi ogni cane viene messo nel proprio box in maniera da non litigare o disturbarsi tra loro.

La vita di un carlino, da quando nasce a quando s’invecchia, com’è?

È esattamente vita. Il cucciolo di carlino è molto vivace e ha una gran voglia di vivere. Man mano che cresce il cane si redime, è più maturo, consapevole e sereno. L’anziano è favoloso, sembra un saggio. È molto tranquillo, sicuro di sé. A me piacerebbe tenerli tutti ma generalmente a causa della mancanza di spazio li regaliamo a famiglie in grado di accudirli

In Italia molti cani commercializzati provengono dall’estero. È un commercio sicuro?

Noi abbiamo avuto linee di sangue inglesi e americane e all’estero ci sono ottimi allevamenti. Il problema è solo il commercio clandestino.

È vero quel detto che è il cane che sceglie il padrone?

È vero (sorride). Inquadra il capobranco nella famiglia in base all’atteggiamento e lo identifica come leader.

Ma chissà cosa voleva dire con quel sorriso il nostro Tim Roth.