IL CAPPOTTO, PER MAX MARA L’OSSESSIONE DEL CAPO PERFETTO
Come fare breccia nell’immaginario dei consumatori? Risposta: Identificandosi in maniera inestricabile con un capo che ne riassume i valori e lo stile. È successo a Hermès con la Kelly e la Birkin, per citare solo un esempio. Per Max Mara, è il cappotto dal volume esatto, realizzato in un tessuto corposo con accuratezza impeccabile: una sintesi assoluta di design, artigianato e tecnologia. Non è un caso che i musei del mondo se ne siano più volte interessati, trattando il capo alla stregua del progetto perfetto. Che sia un oggetto da indossare è accidentale: la qualità sta piuttosto nella sintesi di forma, materia e funzione; nel rispondere a un bisogno con immediatezza, rapidità, eleganza, qualità somme perché prive di sforzo. Kate Middleton se ne è concessa il lusso…
Quindi, si può dire che all’origine di tutto c’è il cappotto.
Certo, intorno a quel capo, in sessanta e più anni di attività, è stato costruito un mondo, in un dialogo dinamico e costante con il mercato: un total look in continuo divenire, sintonizzato sui ritmi del contemporaneo. L’origine di tutto, però, è proprio il paletot che rimane indiscusso cavallo di battaglia, stagione dopo stagione. Un classico senza tempo, capace di abbracciare uno spaccato trasversale di donne, modi antitetici di essere e di porgersi, sotto un segno che unifica senza annullare le differenze. Conquista non da poco: lo stile non invasivo. Quel cappotto parla così di creatività e concretezza, di uno scambio aperto e fruttuoso tra chi la moda la disegna e produce e chi la consuma.
Nel suo essere capo fatto per durare ma in perenne evoluzione, il cappotto riassume meglio di ogni altro i caratteri che hanno trasformato l’azienda di Reggio Emilia, fondata nel 1961 da Achille Maramotti, in uno dei big player dello scenario globale. Alla base di tutto, ancora oggi, rimane una fiera italianità, espressa nella scelta orgogliosa del made in Italy come nel mantenimento della conduzione familiare. C’è forse nulla di più internazionalmente italiano del family-run business? Il merito di tutto va alla famiglia Maramotti, alquanto aliena ai riflettori. Un carattere spiccatamente emiliano: industriosità, pragmatismo, nessun protagonismo.