L’Europeo della rinascita e l’Italia dei record
Annalisa Tortora
È un’Italia da notti magiche quella di Mancini. Rinnovata, grintosa, appassionata e versatile. L’ultima vittoria del Campionato Europeo degli Azzurri fu Roma ‘68. Nel 2008 l’eliminazione per mano delle “Furie Rosse”sempre in semifinale e sempre ai calci di rigore. La rivincita sulla Spagna nell’Europeo della rinascita, dopo 13 anni dalla sconfitta, dopo 120 minuti sofferti e snervanti ma questa volta, a Wembley, il sogno è ancora nelle nostre mani.
Roberto Mancini, all’alba della sua 39esima partita da commissario tecnico della Nazionale, è già oggi l’uomo dei record. Dopo la mancata qualificazione dell’Italia di Ventura ai Mondiali del 2018 l’avvento riformista del nuovo ct che fa largo ai giovani, conquista la qualificazione all’Europeo con 3 giornate di anticipo (fatto mai accaduto prima) e dà il via all’imbattibilità degli Azzurri superando il primato di Vittorio Pozzo di 30 vittorie utili consecutive, primato cristallizzato al 1939, oggi superato con 33 risultati utili consecutivi.
Battuto il record di minuti senza subire goal (1168 contro 1147 nella stagione 72-74), record assoluto di vittorie ininterrotte nel Campionato Europeo (qualificazioni comprese).
Inizia con l’autogol della Turchia il nostro Euro 2020, pochi minuti dopo la prima rete degli Azzurri e la chiusura del primo match con un 3-0, risultato ripetuto in casa, allo Stadio Olimpico, contro la Svezia per poi sbarcare agli ottavi di finale con l’1-0 contro il Galles. L’Austria ha interrotto la serie di minuti senza subire goal, ma non ha sottratto lo scettro della vittoria agli Azzurri; stessa sorte è toccata al Belgio: 2-1 per l’Italia in entrambi i casi.
L’Italia di Mancini è quella in cui tutti si schierano in difesa e tutti diventano attaccanti, capaci di cambiare schema e sovvertire l’ordine con flessibilità e resilienza, un gruppo che arriva in tutti i possibili accostamenti perché la squadra è forte in tutte le combinazioni. Anche quando schiera la panchina per permettere maggior recupero ai titolari, anche quando arriva ai rigori senza i migliori rigoristi ed è Jorginho, centrocampista del Chelsea, a sancire una faticosissima vittoria e traghettare l’Italia in finale.
Non solo gli attaccanti arrivano in porta in questa Italia, è una squadra di giovani promesse in cui l’impegno di ognuno è il risultato di tutti e la porta è alla portata di ognuno. Ha segnato Barella, centrocampista dell’Inter, il goal del vantaggio contro il Belgio, ha segnato Pessina, centrocampista dell’Atalanta in Italia-Austria.
26 ragazzi normali, per una curiosa simbologia, cresciuti per lo più all’ombra dei campanili di piccole città (lo stesso Mancini è Jesino), quei campanili che caratterizzano interamente la nostra penisola. L’Italia rinasce con il contributo di giocatori determinati, volitivi, desiderosi di vittoria e di riscatto, calcistico sì ma non solo: sono loro la super nazionale di Mister Mancini a cui va riconosciuto il merito non tanto dell’imbattibilità da record quanto proprio del gruppo. Perché se l’unione fa la forza una squadra di 26 giocatori normali diventa la Nazionale dei campioni, tutti, che fa sognare la Nazione tutta.
L’Italia che soffre, spera e arriva in porta si prepara al gran finale
Caparbi e concreti: una squadra in cui ogni pezzo del puzzle coadiuva la realizzazione di un quadro equilibrato di tecnica e creatività che consente ad Insigne, Immobile, Chiesa di entrare in rete e nel cuore degli italiani. Donnarumma onora l’eredità di Gigi Buffon e la vecchia guardia, Chiellini e Bonucci, riconfermano talento ed esperienza al servizio della squadra. Una Nazionale che restituisce al Tricolore tante emozioni dopo oltre un anno di restrizioni e una società destabilizzata ed incerta.
Sono gli Azzurri a ridare pathos, quello che risolleva gli umori e fa rifiorire il sentire comune che unisce quando insieme si soffre, si spera e si esulta. Una Nazionale di messaggi positivi che dedica la semifinale al compagno Spinazzola, indiscusso protagonista di questo Europeo, infortunato e costretto al ritiro durante il match contro il Belgio.
L’abbraccio ed il sorriso tra Mancini e Vialli, due pilastri del calcio di casa nostra, l’entusiasmo dei ragazzi sotto la curva e le strade piene di tricolori in festa: milioni di italiani pronti a seguire l’ultima sfida di domenica 11 luglio. È una squadra che ha tutte le carte in regola e sa che il sogno Europeo oggi più che mai è il risultato di tutti. Il ct mantiene salda la concentrazione e sa che questo è solo un primo obiettivo da centrare perché tra pochi mesi inizierà la sfida dei Campionati del Mondo 2022. E quale miglior modo di presentarsi in Qatar se non come i Campioni d’Europa?