VUITTON, LA CRUISE A MONTECARLO

Fondali marini in versione digitale. Tracce di un’Atlantide cibernetica. Sirene post-moderne. Un omaggio al futurismo di maestri francesi come André Courreges o Pierre Cardin. Una silhouette giacomettiana, esile e allungata. E un vortice di cromatismi accesi, di iconografia da 20.000 leghe sotto i mari, di fantasie che profumano di etnie ancestrali. Ma anche bag giocose, dalle cromie bubble e dal retrogusto pop, cinture di aculei argentei o tocchi di preziosità quasi haute couture, che si tratti di un cappottino di rettile liquido, di una gonna su cui ondeggiano coralli cartoon o di una pelliccia rasata e lavorata da rigature geometriche che si rincorrono sul tulle astratto.

La nuova Louis Vuitton firmata Nicolas Ghesquière parla il linguaggio della modernità con una nonchalance sensualmente francese, e un je ne sais quoi di femminismo tardo 60s. E per svelare la collezione Cruise 2015, la prima firmata dal creativo francese e la prima mandata in passerella nella storia della maison, la griffe di Lvmh ha scelto il Principato di Monaco. O meglio il cuore dell’aristocrazia monegasca, perché nella grande piazza davanti alla Rocca è stato allestito un coffret di cristallo dove a fare gli onori di casa è stato Bernard Arnault, patron di Lvmh, insieme a Delphine Arnault, executive vice president della griffe. Pronti ad accogliere i circa 300 ospiti, il principe Alberto II e la principessa Charlene, a testimoniare il legame profondo tra la maison francese e il principato monegasco, Vuitton ha infatti servito per la prima volta la famiglia reale di Monaco nel 1904, quando ha creato un porta abiti in coccodrillo.